I 3 punti chiave dell’articolo: Cosa significa aumentare la produttività nel workplace moderno I 3 pilastri per incrementare la produttività delle risorse Perché serve un fornitore unico in ottica DAAS Aumentare la produttività, il perno delle attività Alcune aziende ritengono che l’adozione di un paradigma di lavoro ibrido sia sufficiente per aumentare la produttività delle proprie risorse. Una logica, tuttavia, esiste: quando non più obbligate a trascorrere le giornate in ufficio, le persone si sentono più responsabilizzate, possono bilanciare meglio le esigenze professionali con quelle personali, sono più motivate e, di conseguenza, produttive. L’era del covid ha però dimostrato che la connessione tra Hybrid Work e maggiore produttività non è automatica. Soltanto lavorare lontano dall’ufficio, o alternando l’operatività in presenza a quella da remoto, non ha un impatto sulla produttività se non è assistito da tre pilastri fondamentali: una cultura aziendale adeguata, un modello organizzativo moderno e un ecosistema tecnologico in grado non soltanto di supportare le nuove modalità di lavoro, ma di stimolare produttività ed efficienza. Andiamo più nel dettaglio. 1. Aumentare la produttività attraverso cultura e organizzazione Le persone producono di più quando sono motivate a farlo, quando si sentono bene e percepiscono una connessione forte con i valori e con lo scopo dell’azienda. Questa però non è una conseguenza nativa dall’Hybrid Work ma della cultura sottostante, che deve sostenere al meglio il paradigma di lavoro moderno. Poter lavorare ovunque non deve essere percepito come un benefit, ma come il modo naturale con cui l’azienda opera, produce, condivide e collabora su base quotidiana, creando una connessione permanente tra le sue risorse a prescindere da dove siano e con quale device stiano lavorando. L’organizzazione, inoltre, deve essere strutturata per supportare nel migliore dei modi la coesistenza di lavoro in presenza e da remoto. Ormai, gli orari vincolanti hanno poco senso e, di sicuro, non servono ad aumentare la produttività: si rivela più efficace ragionare in chiave di performance e di obiettivi, definendo dei KPI sfidanti ma raggiungibili a prescindere dal dove e dal come. 2. La collaborazione per aumentare la produttività Per incrementare la produttività delle risorse, le aziende devono soprattutto stimolare la collaborazione ma, proprio in quest’ambito, la coesistenza di ambienti di lavoro fisici e virtuali crea sfide non da poco. I modelli di lavoro tradizionali, fondati sull’ufficio come cuore dell’esperienza, creano nativamente una relazione tra le persone, e questo è fonte di sviluppo dei rapporti, di creatività e di potenziamento della capacità innovativa di tutta la struttura. Oggi, nell’era del lavoro ibrido, è più complesso trasmettere i valori aziendali alle persone, far sì che si sentano parte dell’organizzazione e, ovviamente, che siano stimolate a interagire e collaborare. La coesistenza di lavoro in ufficio e da remoto fa sì che il contatto umano non si perda, ma bisogna porre in essere delle strategie tese a rafforzare la solidità della community aziendale, a stimolare il dialogo e la condivisione efficace delle informazioni. 3. Aumentare la produttività è anche una questione tecnologica Inoltre, l’Hybrid Work può aumentare la produttività a patto di poter contare sugli strumenti giusti. Non esistono modelli di lavoro agili che non facciano perno sul digitale, poiché abilita l’accesso remoto alle risorse aziendali, stimola la collaborazione e la condivisione attraverso piattaforme dedicate - Microsoft Teams è l’esempio d’elezione – fino a rendere omnicanale la comunicazione, introducendo automazione nei processi e avvicinando le persone, sia pur in forma virtuale. Anche l’ambito tecnologico, però, apre diverse sfide. Le aziende, infatti, sono chiamate a implementare e gestire molteplici componenti: le piattaforme software, che sono il cuore della produttività e della collaborazione moderna, ma anche i device che supportano il lavoro ibrido come laptop, smartphone e tablet. Inoltre, le imprese devono creare una connessione permanente e produttiva tra il fisico e il virtuale (in questo caso si parla di phygital), tra gli uffici e le risorse che lavorano da remoto. Le sale riunioni, sotto questo profilo, sono diventate il luogo di collaborazione per eccellenza proprio perché mettono in relazione gruppi diversi: chi è presente in loco, chi lavora in altri uffici e chi opera da remoto, oltre a potenziali partner e clienti. Ovviamente, tutto ciò è possibile a patto di dotare le meeting room di un corretto ecosistema di soluzioni software e hardware, tra cui piattaforme UCC (Unified Communications & Collaboration), monitor, console di controllo, webcam, soundbar e non solo. Aumentare la produttività con l’Hybrid Work, come orientarsi L’Hybrid Work non è semplice da gestire, neppure sotto il profilo della tecnologia abilitante. Rispetto a un tempo, la quantità di dispositivi, piattaforme e soluzioni è aumentata in modo esponenziale, e le aziende devono governare il fenomeno preservando sia la continuità operativa che la sostenibilità economica. È fondamentale, in questa prospettiva, ridurre il più possibile i fornitori tecnologici per non creare frammentazione e dover poi gestire in modo indipendente e con interlocutori diversi ogni intervento di manutenzione sui dispositivi, tutti gli aggiornamenti e i potenziali guasti. Idealmente, un solo partner dovrebbe farsi carico della fornitura, dell’implementazione e gestione dell’intero ecosistema tecnologico dell’Hybrid Workplace, così da rispondere rapidamente alle esigenze e alle sfide emergenti, alimentando (a sua volta) la produttività aziendale.
I 3 punti chiave dell’articolo: I 3 indicatori per valutare quando un PC è obsoleto I 5 rischi di un PC obsoleto Quali strategie per arginare i rischi PC obsoleto, 3 indicatori per valutare l’obsolescenza I computer oggi sono lo strumento di lavoro principale per numerosi compiti e professioni, non solo collegate al mondo della tecnologia. Proprio in questo caso, il rischio di avere a che fare con dispositivi non più all’altezza dell’operatività è molto alto. Come ogni macchinario, oltre a dover essere opportunamente manutenuti, anche i computer sono soggetti a obsolescenza: se in altri casi questa può essere più palese, identificare un PC obsoleto può essere difficile per chi non è un addetto ai lavori del settore. Tuttavia, ci sono 3 indicatori che possono aiutarci in una prima valutazione. Sistema operativo non più supportato. Generalmente i PC per uso professionale nascono con un sistema operativo loro contemporaneo. E, sempre come indicazione generale, il supporto a un sistema operativo commerciale dura circa dieci anni. Per identificare un PC obsoleto, quindi, è sufficiente verificare se il supporto per il sistema operativo è attivo: se non lo è, è necessario provvedere a un cambio. Costante carenza di risorse. Se tutte le operazioni ordinarie risultassero difficoltose per mancanza di spazio o di memoria, potremmo essere di fronte a un computer poco o nulla aggiornato. Calo di affidabilità. Fra tutti i segnali è il più evidente: quando iniziano a manifestarsi spegnimenti improvvisi, perdita di dati o rallentamenti consistenti è molto probabile che si sia ben oltre la soglia dell’obsolescenza. I 5 rischi di un PC obsoleto Man mano che la tecnologia continua a evolversi, le aziende si trovano di fronte alla sfida di restare al passo con gli ultimi sistemi e mantenere alta la loro competitività: tutte quelle che si affidano ancora a computer obsoleti, non più supportati dai relativi fornitori, possono incorrere in rischi significativi, inclusi minacce alla sicurezza informatica, tempi di inattività e perdita di dati. L'impatto dell'obsolescenza sulla continuità operativa non può essere sottovalutato, ed è per questo che è importante agire per mitigarlo. Vediamo allora i 5 grandi rischi associati a un PC obsoleto. 1. Sicurezza I PC obsoleti non possono utilizzare le versioni più recenti dei sistemi operativi. Questo significa che le nuove vulnerabilità non potranno essere risolte, esponendo così il terminale, e l’azienda, a potenziali data breach: si pensi che nel 2023, secondo IBM, il costo medio a livello mondiale per una violazione del genere ha raggiunto i 4,45 milioni di dollari, con un incremento del 15% nell'arco di tre anni. 2. Riparabilità Come accade ad esempio nell’automotive, anche per quanto riguarda i computer i produttori garantiscono la riparabilità per un numero di anni ragionevolmente alto ma non illimitato. Se il PC fosse ben oltre la soglia dell’obsolescenza, i componenti necessari potrebbero non essere reperibili nemmeno sul mercato. Questo significa che, se si tratta di uno strumento critico o strategico, l’azienda potrebbe non avere soluzioni alternative. Parallelamente, mantenere in funzione un PC obsoleti può comportare costi più elevati rispetto all'investimento in nuovi dispositivi. I costi di riparazione, il supporto tecnico per hardware non più supportati e l'inefficienza energetica degli apparecchi più vecchi possono accumularsi, gravando sul budget IT dell'azienda. 3. Produttività Hardware e software obsoleti sono spesso soggetti a malfunzionamenti e crash, che possono causare significativi tempi di inattività. Questo non solo interrompe le operazioni quotidiane, ma può anche risultare in perdite economiche dirette e una riduzione della produttività dei dipendenti, che si trovano a dover attendere che i sistemi vengano ripristinati. 4. Flessibilità Se un PC è obsoleto, potrà utilizzare principalmente sistemi operativi e software a loro volta obsoleti: questo significa che i processi aziendali sono vincolati al minimo comune denominatore dei sistemi già presenti. Si pensi, per esempio, all’impossibilità di utilizzare le condivisioni via Cloud, sicure, affidabili e semplici da gestire, perché alcuni dei computer non supportano nativamente questa tecnologia o non sono compatibili con i client necessari. 5. Sostenibilità L'uso prolungato di hardware obsoleti contribuisce negativamente all'impronta ambientale dell'azienda. I vecchi PC tendono a essere meno efficienti dal punto di vista energetico e, senza un'adeguata politica di smaltimento, possono diventare un problema di e-waste, con ripercussioni sull'ambiente. Senza dimenticare le emissioni di CO2, che impattano direttamente sull’approccio sostenibile messo in atto dall’azienda. Come arginare i rischi di un PC obsoleto Naturalmente, la prima e principale opzione in questi casi è la sostituzione del computer obsoleto, eventualmente anche attraverso formule come il noleggio operativo o il PC As a Service . Tuttavia, quando la sostituzione immediata non è fattibile per questioni di disponibilità o per motivi strategici, esistono strategie per mitigare temporaneamente i rischi. Una pratica consigliata è limitare l'accesso del PC obsoleto alla rete esterna, poiché il suo isolamento lo protegge dalle minacce dirette che comunemente prendono di mira dispositivi non aggiornati. In aggiunta, è prudente evitare l'uso di tali dispositivi per funzioni aziendali critiche o strategiche: sia che si parli di memorizzare dati sensibili come quelli di un database aziendale, sia che il dispositivo sia utilizzato in postazioni cruciali come la reception, il rischio di malfunzionamenti o di ridotta efficienza dei computer potrebbe avere ripercussioni negative significative sulla produttività dell'intera azienda. Fonti consultate: IBM
I 3 punti chiave dell’articolo: I due problemi che il noleggio operativo dei PC risolve Perché conviene il noleggio operativo in 3 punti La differenza tra noleggio operativo dei PC e Managed Service Provider Come valutare costi e rischi del servizio di noleggio Noleggio operativo PC, perché è essenziale La gestione dell’infrastruttura IT per le aziende è un onere sempre più importante. Il digitale, in termini generali, svolge un ruolo fondamentale anche per quelle imprese che non hanno una connotazione tecnologica. Si pensi, per esempio, alla semplice gestione contabile o finanziaria attraverso un software gestionale, ai rapporti di lavoro via posta elettronica o all’organizzazione di appuntamenti e di schede cliente. Sono attività semplici e ordinarie ma che presuppongono l’utilizzo di computer sufficientemente performanti da non intralciare il lavoro ordinario e sufficientemente sicuri da non compromettere l’azienda. Il noleggio operativo di PC (noto anche come locazione operativa) è pertanto una risposta a questo bisogno: permette alle aziende, infatti, di disporre di computer nuovi, aggiornati e adeguati senza ulteriori complicazioni, con un impegno a canone mensile. Noleggio operativo PC: una soluzione a due problemi Perché con la gestione tradizionale le aziende tendono a usare computer datati? La soluzione è da cercare sia nella consuetudine che nella normativa che regola la gestione dei beni aziendali. La prima, in un territorio come quello italiano fortemente legato ad artigianato e manifattura, vuole che i macchinari, a cui spesso PC e dispositivi elettronici sono assimilati, vengano utilizzati per lunghi tempi fino a quando la dismissione è inevitabile. Questo è legato anche a degli aspetti normativi: il meccanismo dell’ammortamento distribuito su più anni, per esempio, costringe numerose aziende a distribuire la spesa per i computer su un numero di anni superiore al loro tempo di obsolescenza. Il noleggio operativo dei PC è per questo la risposta ideale: dal lato organizzativo, la rotazione dei dispositivi è gestita dal fornitore, mentre dal punto di vista normativo il canone fisso del noleggio è interamente deducibile, diversamente da quanto accade con gli ammortamenti. Noleggio operativo PC o acquisto? Come valutare i costi Il noleggio operativo dei PC consente di cambiare completamente il paradigma dei costi. Se nella gestione tradizionale, infatti, era necessario considerare la spesa iniziale dei dispositivi, gli anni di ammortamento e la rivalutazione patrimoniale del valore del bene, attraverso il noleggio operativo il tutto si riduce a un canone mensile, che non incide sui beni a carico all’azienda. Nella valutazione dei costi e dei benefici di questa modalità di fornitura, bisogna poi considerare anche la manutenzione delle attrezzature: anche questa, infatti, può essere compresa nel canone del noleggio operativo, garantendo un migliore controllo dei costi e una considerevole semplificazione dei relativi processi. Va da sé, inoltre, che il noleggio operativo dei PC e il ricorso a un Managed Service Provider sono diversi: la differenza risiede nel livello di servizio e supporto offerto. Mentre il primo si concentra sull'aspetto finanziario e sulla fornitura dell'hardware, un MSP offre un pacchetto completo di servizi IT gestiti che possono coprire tutti gli aspetti della tecnologia impiegata in azienda. Perché conviene il noleggio operativo PC Abbiamo accennato in termini generali le caratteristiche principali di questa modalità. Ma quali sono i vantaggi concreti per le aziende? Ricordiamo i tre principali. 1. Contrasto all’obsolescenza I computer obsoleti non sono solo inefficienti, ma sono un rischio per la sicurezza dell’infrastruttura. Sistemi operativi e hardware non più supportati -si pensi a Windows 10 - possono essere oggetto di vulnerabilità mai più risolte a causa del termine del supporto. Nel noleggio operativo di PC, invece, la rotazione dei computer è stabilita a livello contrattuale e impedisce l’invecchiamento eccessivo del parco macchine. 2. Basta guasti e malfunzionamenti Anche se i computer sono tipicamente coperti da garanzia, la sostituzione e la manutenzione sono processi che rischiano di tenere immobilizzata il personale per lungo tempo. Un tipico noleggio operativo prevede sia la manutenzione che la sostituzione in caso di guasto, così da governare meglio i costi, anche di manutenzione, e di disporre di PC sempre funzionanti ed efficienti. 3. Cambiamento del paradigma dei costi La locazione operativa dei computer avviene tipicamente a canone fisso mensile. Questo ha due importanti risvolti dal punto di vista economico: il primo è lo spostamento del centro di costo dagli investimenti (Capex) alla spesa corrente (Opex), il quale introduce benefici dal punto di vista fiscale; in secondo luogo, il noleggio operativo permette di evitare grandi uscite di liquidità in periodi prestabiliti, a favore di una spesa costante. I rischi del noleggio operativo PC Se il noleggio operativo offre indubbiamente una serie di benefici, quali la possibilità di accedere a tecnologie all'avanguardia senza onerosi investimenti iniziali e la flessibilità di aggiornare l'hardware in modo efficiente, è fondamentale prendere in considerazione anche alcune sfide che potrebbero emergere. La prima riguarda la gestione del personale e l'adattamento a nuove tecnologie. L'introduzione di sistemi operativi aggiornati e versioni più recenti di software richiede non solo un aggiornamento delle competenze tecniche ma anche un'efficace gestione del cambiamento all'interno dell'organizzazione. Questo può implicare la necessità di organizzare sessioni di formazione specifiche per garantire che tutti i dipendenti siano in grado di utilizzare efficacemente le nuove tecnologie e mantenere alta la produttività. La seconda sfida è particolarmente rilevante per le aziende che dipendono da applicazioni legacy o da soluzioni software personalizzate. Il trasferimento di questi sistemi sui nuovi dispositivi noleggiati può presentare complessità sia dal punto di vista tecnico che legale: da un lato, assicurarsi che software vecchi o su misura funzionino correttamente su hardware aggiornato può richiedere interventi di compatibilità mirati; dall'altro, la gestione delle licenze software in un contesto di noleggio operativo può necessitare di una verifica attenta per evitare violazioni dei termini di licenza o compliance. Questo potrebbe implicare la necessità di negoziare nuovi accordi con i fornitori di software o di investire in licenze aggiuntive. Pertanto, è essenziale pianificare in anticipo il passaggio al noleggio operativo, coinvolgendo adeguatamente il personale e valutando tutte le implicazioni tecniche e legali, per sfruttare appieno le opportunità offerte da questa modalità di accesso alla tecnologia.
I 3 punti chiave dell’articolo: Cos’è l’IT sourcing e perché serve I problemi che l’IT sourcing risolve rapidamente 4 buoni motivi per scegliere l’IT sourcing IT outsourcing, cos’è e come funziona Molte aziende adottano l’IT outsourcing per la gestione dei propri asset: si tratta di quel complesso di attività atte a garantire la disponibilità, l’operatività, l’aggiornamento costante e la sicurezza degli strumenti digitali che contribuiscono al funzionamento e al successo dell’impresa. Nell’universo aziendale, l’espressione asset IT ha un ambito di applicazione piuttosto ampio, poiché in questo termine vi rientrano le infrastrutture informatiche e i dati, le piattaforme IT su cui si basa il business, ma anche i PC, i notebook, gli smartphone, i tablet e le dotazioni degli ambienti lavorativi come le sale riunioni, con i suoi monitor, sistemi audio e controller. Nell’ambito hardware, quando si parla di ciclo di vita di un asset ci si riferisce invece a un processo articolato che comprende: La fase di acquisto (procurement) e tutte le relative attività di selezione dei fornitori, di gestione delle offerte e di negoziazione dei contratti; La configurazione e implementazione, poiché una volta acquistati, i dispositivi devono essere configurati ad hoc e integrati nell'ecosistema informativo esistente; La manutenzione e l’aggiornamento, fondamentali per garantire la sicurezza e le performance del dispositivo; L’inventario costante degli asset stessi; Il monitoraggio e la gestione proattiva di guasti e sostituzioni; La gestione continuativa della sicurezza; La garanzia di conformità alle policy aziendali e al dettato normativo; La dismissione, ovvero la gestione dell’end-of-life, possibilmente in chiave di sostenibilità e rispettosa dei principi dell’economia circolare. Asset management, un onere non indifferente per l’IT L’asset management dell’ecosistema digitale ricade tra le responsabilità dell’IT ed è uno dei suoi oneri più gravosi. Ciò dipende da molteplici fattori, compresa la moltiplicazione e l’eterogeneità dei device da governare, a ognuno dei quali bisogna garantire performance adeguate, operatività continua, rapidità di aggiornamento e di sostituzione in caso di guasto, nonché tutta la sicurezza necessaria per poter operare con dati sensibili e applicazioni mission-critical: ciò significa proteggere i dispositivi dai malware, da errori umani e da altre minacce cyber, ma anche dal rischio di furto e di smarrimento. L’ampiezza e la complessità dell’ecosistema da gestire, la crescente pressione economica, le competenze richieste e il carattere time-consuming di tutte queste attività (non da ultima, la relazione con molteplici fornitori) spingono le aziende a considerare l'IT outsourcing come la migliore strategia per potenziare le operazioni e vincere le sfide di natura economica. L’IT outsourcing prevede la delega a un partner di fiducia per quanto riguarda la gestione degli asset informatici lungo il loro intero ciclo di vita, dalla fornitura alla dismissione, ma senza dimenticare la gestione quotidiana, il supporto agli utenti e il monitoraggio. L’operatore può essere il produttore stesso dei dispositivi, da cui numerosi vantaggi per l’azienda, o una realtà terza specializzata. Perché le aziende si affidano all’IT outsourcing: 4 buoni motivi La scelta oculata di fornitori di servizi e soluzioni IT, attraverso un processo di IT sourcing ben strutturato, consente alle aziende di ottimizzare le proprie risorse finanziarie e umane, concentrandosi sul core business e migliorando la flessibilità operativa. Andiamo più nel dettaglio. 1. Specializzazione delle competenze L'IT outsourcing permette di accedere a competenze e conoscenze avanzate nella gestione di ecosistemi IT. Chi eroga i servizi può contare su professionisti altamente qualificati, capaci di applicare le best practice in qualsiasi task venga loro richiesto, dalla gestione dei guasti alla risposta alle richieste più comuni. La specializzazione del partner contribuisce a garantire che gli asset siano gestiti in modo efficiente, ottimizzati e allineaio agli obiettivi aziendali, con un impatto positivo non solo sulla produttività, ma anche sui costi. Se il partner è anche il produttore dei dispositivi, si moltiplicano i benefici per l’azienda. In primis, il produttore ha il pieno controllo sulla progettazione e la produzione, potendo così personalizzare i prodotti sia a livello hardware che software in funzione delle esigenze del cliente. Inoltre, il produttore può sfruttare i suoi processi logistici per accelerare le sostituzioni e le riparazioni, ma anche per farsi carico anche della gestione dell’end-of-life improntandola sui principi di riuso e di riciclo, compatibili con il grande tema della sostenibilità. 2. Maggior attenzione al core business A prescindere dalle attività esternalizzate, l’IT outsourcing consente alle imprese di concentrarsi sulle attività centrali del business e sul raggiungimento degli obiettivi strategici. Quando un partner di fiducia è responsabile della gestione degli asset IT, il personale interno può concentrarsi su iniziative più strategiche e a valore aggiunto. Questa delega di responsabilità riduce la necessità di sviluppare e mantenere internamente competenze specialistiche non strettamente legate al core business. Inoltre, l'IT sourcing abilita il rapido accesso a tecnologie d’avanguardia e l’adozione di soluzioni innovative senza dover gestire l'intero ciclo di vita delle risorse IT. 3. Monitoraggio continuo e ottimizzazione Adottare un modello di IT outsourcing presuppone che il partner eroghi un servizio di monitoraggio continuo delle prestazioni dei propri asset, identificando opportunità di ottimizzazione, di mitigazione del rischio e di miglioramento continuo. Difatti, le attività di monitoraggio sono essenziali per individuare tempestivamente eventuali anomalie nelle prestazioni dei sistemi e delle applicazioni, consentendo sia interventi immediati che quelli relativi alla prevenzione. Ciò contribuisce a garantire una maggiore stabilità operativa e a evitare interruzioni nei processi aziendali. Analizzando poi le performance, il partner scelto per l’IT outsourcing può proporre soluzioni mirate per migliorare l'efficienza operativa, ridurre i costi e massimizzare il rendimento degli asset. 4. Riduzione dei costi operativi L'IT outsourcing porta a una riduzione significativa dei costi operativi rispetto al paradigma tradizionale che affida la gestione degli asset unicamente a squadre interne. Gli outsourcer possono contare sulle economie di scala perché erogano i propri servizi a molte organizzazioni, e questo consente loro di distribuire i costi in modo più efficiente e proporre tariffe competitive. In questa prospettiva l'approccio Device as a Service, in cui ricade il PcaaS o PC as a Service, permette alle imprese di noleggiare dispositivi informatici anziché affrontare onerosi acquisti iniziali. Tale modello libera dalle spese legate all'acquisto, alla manutenzione e alla sostituzione dei dispositivi, contribuendo a una gestione delle risorse finanziarie più efficiente e orientata al risultato.
I 4 punti chiave dell’articolo: Cosa sta cambiando nell’infrastruttura IT in azienda Cosa ci dicono i dati di mercato sul tema Dal cloud ai singoli device, quali sono le novità Il problema Competenze Digitali e come risolverlo Infrastruttura IT, come sta cambiando Non c’è una regola unica per mettere a punto la migliore infrastruttura IT perché, se è vero che nessuna azienda vuole rinunciare a flessibilità e sicurezza, a ognuna spetta poi fare le sue scelte per mettere a punto quel mix di hardware, software, reti e servizi necessari per raggiungere i propri obiettivi. Tuttavia, alcune dinamiche sono universali, come il desiderio di essere competitivi, valorizzare i dati che si generano in tutta l’organizzazione, prevenire gli attacchi hacker e tornare operativi. Follow the money è una buona regola anche per capire come sarà l’infrastruttura IT del futuro, in particolare sul fronte italiano. I dati di Anitec-Assinform divulgati lo scorso luglio indicavano che l’aumento più rilevante in termini di crescita del mercato digitale nel 2022 aveva riguardato i servizi ICT - e in particolare cloud computing e cybersecurity - mentre il mercato dei dispositivi e sistemi aveva registrato una contrazione. In altri termini, le componenti tecnologiche più mature frenavano e crescevano i digital enabler e transformer, con una previsione di incremento medio annuo del 12,8% tra il 2022 e il 2026. Infrastruttura IT, perché andare oltre i singoli device Intervistato sul tema in casa Lenovo, Emanuele Baldi, Executive Director Italy, conferma che il cambiamento di traiettoria dai device a infrastruttura e servizi c’è e lo rimarcano gli stessi dati del gigante tecnologico che, con il suo portfolio di prodotti, aiuta le aziende ad accelerare le potenzialità dell’infrastruttura IT. Secondo Baldi, infatti, i cambiamenti sono evidenti non solo nell'acquisto ridotto di pc, ma anche nella diffusione di maggiori competenze in ambito infrastrutturale e dei servizi - settori cresciuti considerevolmente, con un aumento del 40% rispetto agli anni precedenti. Guardando al prossimo futuro, difficile pensare a inversioni di tendenza: colmato il gap con altri paesi, fattore che ha trainato “un incremento sostanziale della domanda di device in Italia con la pandemia”, le aziende continueranno a impegnarsi in percorsi di digitalizzazione più vasti e strutturati, che metteranno al centro la modernizzazione applicativa ma anche la valorizzazione di tutti quei portali innovativi connessi a peculiari ambienti di sviluppo e piattaforme di Artificial Intelligence -anche in ottica di automazione. Infrastruttura IT e il ruolo del cloud In quest’ottica, anche i dati sul mercato cloud forniti dall’Osservatorio Cloud Transformation del PoliMi rispecchiano un’attitudine più matura: i dati più aggiornati testimoniano la crescita dei servizi infrastrutturali (+22% sul 2022, a quota 1,511 miliardi di euro) e PaaS (+27, 686 milioni di euro). Se, a valle, le aziende continuano un processo di trasformazione, a monte l’industria traina e sua volta si muove per cogliere le opportunità che portano a un’evoluzione del suo stesso business. Come riporta Alessandro De Bartolo, Country General Manager ISG Italy di Lenovo sul tema: “siamo orientati a sfruttare tutte le opportunità di mercato nell’ambito infrastrutturale in cui la dinamica continua a essere positiva. Questo si basa principalmente sulla capacità di adattare il business dei principali fornitori di servizi cloud pubblici alle infrastrutture di PMI e aziende enterprise. Ma non solo: un altro fattore chiave sta anche nella fornitura di servizi che circondano l'infrastruttura e nell’attenzione dedicata ad ambiti come l'IoT, l'edge computing e l'intelligenza artificiale”. Infrastruttura IT: il nodo competenze A grandi margini di cambiamento corrisponde però altrettanta complessità da governare, un tema che a livello operativo incide non solo in termini di adozione di giuste soluzioni per non ingessare l’operatività ma anche di competenze da valorizzare. Competenze che spesso non ci sono, almeno non del tutto. Come riporta Anitec-Assinform, nell’arco di tempo che va da gennaio 2019 a febbraio 2023, la domanda di professionisti ICT è passata da 25 mila a 54 mila unità in Italia, anche per motivi contigenti. Il sistema formativo può fare di più ma anche le aziende possono fare la propria parte, semplificando la tecnologia. E lo conferma De Bartolo, sottolineando che la partita si gioca tutta sulle competenze: “grazie a un’indagine congiunta con Economist Impact, abbiamo stilato l’Intelligence Transformation Index che mette in evidenza il problema delle competenze specialmente nelle PMI. Per questo è essenziale semplificare le soluzioni tecnologiche offerte sul mercato, continuare a investire in servizi e fornire l’infrastruttura IT in modalità pay per use, in modo da delegare tutte le incombenze di gestione operativa.” Con l’adozione dell’approccio XaaS o Everything-as-a-Service, poi, le imprese si ritrovano a navigare in un mare più complesso, in cui non solo ci sono più scelte, ostacoli e opportunità, ma soprattutto un nuovo modo di vedere l’IT. Si tratta di un paradigma che fornisce flessibilità e adattabilità, non solo semplificando le attività di gestione ordinaria, ma anche aprendo le porte a una visione lungimirante che punta a ottimizzare le risorse IT e accelerare l’innovazione in azienda. Fonti consultate: Anitec-Assinform, rapporto “Il digitale in Italia 2023” Osservatorio Cloud Trasformation Anitec-Assinform, “il ruolo dei professionisti ICT”
I 3 punti chiave dell’articolo: Cosa sono i servizi IT gestiti o managed services Quali sono i benefici per le imprese Quali sono i servizi IT più erogati dai Managed Service Provider e perché Servizi IT gestiti, il valore per il business Uno dei pilastri della continuità operativa sono i servizi IT. Da sempre, i tecnici presenti in azienda gestiscono l’infrastruttura e tutti i dispositivi di lavoro, compresi notebook, PC e smartphone; inoltre, si fanno carico di sostituzioni, aggiornamenti e manutenzioni, rispondono alle richieste di assistenza degli utenti, prevengono e gestiscono le minacce informatiche. Se oggi è impossibile fare a meno dei servizi IT, ogni azienda può però esternalizzarne del tutto o in parte la gestione verso fornitori specializzati che, a fronte di un canone mensile, si impegnano a rispettare livelli di servizio (SLA) definiti contrattualmente. In questo caso, si parla di servizi IT gestiti. Servizi IT gestiti, 4 motivi per cui convengono I servizi IT gestiti sono uno dei grandi trend dell’ultimo decennio e hanno rimodellato il business di molti operatori IT tradizionali, da sempre legati a un modello break-fix che li vedeva entrare in azione solo su specifica richiesta dei clienti. È così nata la figura del Managed Service Provider (MSP), operatore che si fa carico di gestire alcuni o tutti i servizi IT dei clienti permettendo loro di concentrarsi sul proprio business o su attività tecniche a maggior valore aggiunto come lo sviluppo applicativo o l’analisi dei dati. Tutti i servizi di questo genere possono essere esternalizzati, dalla gestione infrastrutturale al ciclo di vita degli endpoint (secondo il modello Device as a Service o DaaS), ma senza dimenticare la cybersecurity e la business continuity. Il successo del fenomeno è testimoniato da una crescita sostenuta del mercato globale che, come riporta MarketsandMarkets, dai 275 miliardi di dollari del 2023 dovrebbe crescere con un tasso annuo composto del 6,2% fino al 2028. Ma perché, quindi, le aziende si affidano così frequentemente a fornitori di servizi IT gestiti? Perché conviene? Abbiamo identificato quattro cause. 1. Accesso a competenze specialistiche Nell’IT, la carenza di competenze specialistiche è un problema grave. I talenti preferiscono lavorare per gli operatori IT, per via degli ambienti stimolanti, dell’aggiornamento costante e di una forte tendenza all’innovazione. Optare per l’outsourcing significa avvalersi delle competenze del partner, che oltretutto eroga servizi per svariati clienti e quindi può contare su grande esperienza. 2. Flessibilità e scalabilità I servizi IT gestiti garantiscono maggior flessibilità e scalabilità, poiché possono adeguarsi rapidamente alle necessità aziendali, senza dover affrontare complessi aggiornamenti infrastrutturali o l'assunzione di personale aggiuntivo. 3. Ottimizzazione dei costi I servizi IT gestiti offrono un modello economico più flessibile, consentendo alle aziende di evitare investimenti elevati (CapEx) per hardware e software. Tra i vantaggi dei costi ricorrenti (OpEx) c’è anche la prevedibilità delle spese, che facilita la sostenibilità economica a lungo termine. Difficile quantificare la convenienza economica dell’outsourcing rispetto al modello tradizionale, ma una ricerca ancora attuale firmata Comp-TIA ha evidenziato una riduzione dei costi piuttosto corposa (25% o più) per il 46% delle aziende. 4. Innovazione tecnologica Affidarsi a un partner permette alle aziende di accedere a tecnologie all'avanguardia senza investimenti coraggiosi. Gli MSP fanno largo uso di strumenti allo stato dell’arte, fondati su tecniche innovative (intelligenza artificiale in primis) e sull’automazione, così da poter mantenere tariffe accessibili e, contestualmente, fornire servizi di altissima qualità. Come funzionano i servizi IT gestiti In un servizio IT gestito, il partner assume la responsabilità di vari aspetti e attività che coinvolgono l'ambiente informativo aziendale. I compiti di cui il partner si fa carico dipendono dal servizio scelto, ma di solito si sostanziano in un monitoraggio costante, che può spaziare dall'infrastruttura alle reti e/o ai singoli dispositivi. È attraverso il monitoring che l'MSP valuta le performance, identifica problemi, potenziali minacce e può intervenire in modo proattivo sull’oggetto del servizio: a ciò si affianca l’attività di gestione centralizzata degli asset, di aggiornamento, manutenzione e reporting, il tutto nel rispetto di SLA anche molto sfidanti. I principali servizi IT gestiti a supporto del business Al giorno d’oggi, è difficile ipotizzare un servizio IT che non possa essere esternalizzato. L’offerta di servizi è quindi ampia e permette specializzazioni come quella nel DaaS, ovvero nella gestione del ciclo di vita dei dispositivi, o nella cybersecurity, che richiede competenze che solo alcuni operatori possiedono. Andiamo ora più nel dettaglio sulle cinque attività che le aziende sono solite affidare in outsourcing 1. Network Monitoring Il monitoraggio della rete è necessario per garantire performance ottimali a tutte le applicazioni di business. Oltre ad accedere a competenze avanzate di networking, esternalizzare questa funzione libera le risorse interne per iniziative più strategiche. 2. Cybersecurity Affidarsi a un provider esperto significa accedere a tool innovativi e a competenze di alto livello, capaci di identificare, prevenire e rispondere alle minacce - specie in termini di endpoint protection – a prescindere dalla complessità dell’infrastruttura aziendale. 3. Produttività e collaboration Qui il partner gestisce da remoto le suite di produttività e le piattaforme di collaborazione (come Microsoft 365), facendo in modo che l’azienda sia pronta a adottare paradigmi moderni come il lavoro ibrido. 4. Help desk Il partner può contare su personale correttamente formato e su strumenti di supporto e ticketing allo stato dell’arte. Così, i dipendenti possono contare su un supporto efficiente, migliorando la loro produttività e le performance nel complesso. 5. Device as a Service Adottando un modello di Device as a Service, le aziende delegano la gestione del ciclo di vita dei dispositivi, dalla fornitura alla manutenzione. Con un partner che ben governa tutto il processo, le organizzazioni lavorano con dispositivi sicuri e aggiornati, minimizzano i tempi di inattività e possono aumentare e diminuire le risorse in funzione delle loro necessità, senza passare da complessi processi di acquisto. Fonti consultate: MarketsandMarkets Comp-TIA Wanstor
I 3 punti chiave dell’articolo: Cos’è il Device as a Service e perché cambia il mercato I benefici del modello DaaS Cosa cambia a livello di costi per l’IT DaaS, un nuovo approccio Il lavoro evolve verso modelli smart e ibridi, che promettono di potenziare la produttività e l’engagement delle persone in azienda. Le imprese devono così affrontare nuove sfide, prima fra tutte la necessità di creare dei workplace digitali che siano al tempo stesso soddisfacenti per chi lavora (in termini di experience), sicuri ed economicamente sostenibili. DaaS, acronimo di Device as a Service, è uno degli strumenti con cui raggiungere questo obiettivo. DaaS come risposta alle esigenze del lavoro moderno Gli analisti di IDC definiscono l’approccio DaaS come un “impegno di lungo termine tra un’azienda e un unico fornitore, che comprende hardware, software e servizi per l'intero ciclo di vita dei dispositivi di lavoro, offerti con un modello as-a-service”. Viviamo in un’era segnata dalla moltiplicazione dei device di lavoro, che oltre ai PC e workstation comprendono smartphone, tablet, accessori e tutta la dotazione da ufficio, compresa quella per le sale riunioni. L’IT si trova spesso in una situazione abbastanza complessa, perché è chiamato a fornire molteplici strumenti di lavoro ai dipendenti, a dotare gli ambienti di tecnologie adeguate e, soprattutto, a supportare tutti questi strumenti in un percorso quotidiano fatto di manutenzioni, aggiornamenti, guasti, riparazioni, sostituzioni e smaltimento, ma senza trascurare servizi come le configurazioni, la risposta alle richieste degli utenti (help desk), la gestione remota dei device (unified endpoint management), la formazione e la sicurezza (endpoint protection). Il modello DaaS è la risposta ideale, perché bilancia perfettamente le esigenze dell’IT e degli utenti. È infatti un accordo contrattuale che lega l’azienda a un partner fidato, che si fa carico della fornitura dei prodotti e della gestione di tutto il loro ciclo di vita, che comprende le fasi e le attività citate. Il contratto, oltretutto, si basa su un modello di fornitura dei prodotti e di erogazione dei servizi in modalità as a service, ovvero con un approccio finanziario flessibile e allineato alle esigenze concrete dell’azienda. Tutti i benefici dell’approccio DaaS L’approccio DaaS è dunque un alleato chiave delle aziende moderne, e in particolare di quelle che vogliono essere sempre più agili, produttive e smart. In primo luogo, risolve il problema del lavoro diffuso dei dipendenti, ovunque essi si trovino: rende possibile infatti un’esperienza lavorativa appagante, riducendo al minimo le interruzioni dovute a guasti e aggiornamenti, rafforzando la postura di sicurezza e, ovviamente, sollevando l’IT da un carico di lavoro che avrebbe determinato un’impennata dei costi. Inoltre, con DaaS, i dipendenti possono contare su dispositivi di ultima generazione, che vengono aggiornati e sostituiti a cadenza regolare superando la tendenza, tipica di molte aziende, di estendere oltremodo il loro ciclo di vita, andando a compromettere la produttività. Senza contare, infine, il beneficio di accedere a un servizio di supporto proattivo, che risolve problemi con competenza e non si limita a registrarli. In generale, secondo gli analisti di IDC, i benefici di DaaS rientrano in 5 categorie chiave. Andiamo più nel dettaglio punto per punto. Miglioramento dell'Employee Experience. Grazie alla tempestiva fornitura di dispositivi e alla gestione efficiente del loro ciclo di vita, il modello DaaS ottimizza l'esperienza dei dipendenti. L'assistenza proattiva e l'automazione dei processi consentono agli utenti di concentrarsi sulle proprie attività senza preoccuparsi dei problemi tecnici. Benefici operativi. Il refresh dei prodotti e l'accelerazione del deployment riducono i tempi morti e ottimizzano i carichi di lavoro dell'IT. Questo si traduce in una maggiore produttività complessiva e in una migliore capacità di risposta alle esigenze aziendali. Benefici finanziari. Il modello DaaS elimina la necessità di investimenti iniziali elevati, consentendo alle imprese di allineare la spesa alle effettive necessità operative. Ciò si traduce in una miglior gestione del budget e in una maggior flessibilità finanziaria nel lungo termine. Potenziamento della postura di sicurezza. Il DaaS include o può includere servizi gestiti di sicurezza degli endpoint e protezione dei dati. Questo garantisce un livello più elevato di sicurezza informatica per l'azienda, tutelando i dati sensibili e mitigando i rischi di violazioni della sicurezza. Obiettivi ESG. Il DaaS abbraccia i principi dell'economia circolare, dimostrando l'impegno dell'azienda verso la sostenibilità ambientale e sociale. Riducendo lo spreco di risorse e promuovendo la riutilizzazione e il riciclo dei dispositivi, le imprese contribuiscono attivamente alla creazione di un ambiente più sostenibile. DaaS e sostenibilità, non solo economica I benefici economico-finanziari di DaaS meritano un approfondimento, poiché adottare un modello Device as a Service agisce in modo deciso sull’ottimizzazione dei costi. A differenza del passato, le aziende non devono più effettuare investimenti ingenti per i dispositivi di lavoro, cui spesso seguiva un eccesso di inventario di prodotti soggetti a obsolescenza. Con questo modello, il tradizionale investimento in conto capitale (CapEx) viene sostituito da una spesa operativa ricorrente (OpEx) e flessibile, che comprende sia i prodotti che i servizi e può essere aumentata o ridotta a seconda del variare delle esigenze aziendali. Tutto ciò determina, in aggiunta, una maggiore prevedibilità della spesa e un contestuale miglioramento dei flussi di cassa. Infine, ma non per importanza, l'approccio DaaS può contribuire alla sostenibilità attraverso la riduzione degli impatti legati alla produzione e allo smaltimento dei dispositivi. Come anticipato, i provider DaaS adottano spesso un modello produttivo e distributivo circolare, ovvero si impegnano a massimizzare la durata dei loro prodotti e adottano principi di progettazione sostenibile e di gestione responsabile del ciclo di vita attraverso il riutilizzo e il refurbishment. Affidarsi a un partner che sposa i principi dell’economia circolare dimostra agli stakeholder l’attenzione dell’azienda su questo fronte e la aiuta a raggiungere i propri obiettivi di sostenibilità. Fonti consultate: TechTarget IDC
I 3 punti chiave dell’articolo: Cos’è il piano di continuità operativa (BCP) e perché è cruciale Come integrare BCP e BCMS 4 best practice per tagliare i tempi di inattività IT Cos’è il piano di continuità operativa Tutte le organizzazioni, a prescindere dalla loro dimensione, dall’assetto organizzativo e dal settore in cui operano, necessitano di un piano di continuità operativa (Business Continuity Plan o BCP), ovvero un documento strategico che indica come continuare a operare in caso di interruzioni non pianificate del servizio. Il suo valore è cruciale per il business. Si pensi soltanto che, come riporta il report “Value of Realiability” di ABB, oltre due terzi delle imprese a carattere industriale subiscono interruzioni impreviste all’operatività almeno una volta al mese, con un costo di circa 125.000 dollari l’ora. Pur tenendo in considerazione tutte le variabili in gioco, il crollo della produttività, l’impossibilità di soddisfare le obbligazioni contrattuali e, talvolta, la normativa in vigore generano un prezzo altissimo per le aziende, che devono fare i conti anche con le ripercussioni reputazionali. Predisporre un piano di continuità operativa è fondamentale perché le cause di downtime aumentano a vista d’occhio: guasti ai dispositivi tecnologici, dai PC ai sistemi di supervisione industriale, ma anche errori umani, blackout e attacchi cyber possono spegnere la produttività di un’azienda obbligandola a sopportare oneri economici straordinari e, talvolta, difficilmente gestibili. Piano di continuità operativa come parte di un BCMS Come si affronta, quindi, il tema della continuità del business? Innanzitutto con un approccio sistemico, ovvero predisponendo un vero e proprio sistema di gestione della continuità del business (BCMS) che comprenda procedure, ruoli e attività da porre in essere sia a livello preventivo che reattivo, ovvero di fronte a eventi imprevisti e dannosi. Il principio è che la continuità del business si tutela solo creando consapevolezza e sinergia tra persone, processi e soluzioni tecnologiche. In materia di BCMS esistono per questo framework di riferimento, tra cui ISO 22301. Parte del BCMS è il piano di continuità operativa. Composto da diverse parti, identifica in modo dettagliato le minacce, valuta il loro impatto sulle operazioni aziendali (Business Impact Analysis) e sviluppa procedure dettagliate per mitigare i rischi. Il BCP include la strategia di ripristino delle attività, le procedure di comunicazione di emergenza, l’assegnazione di responsabilità durante le crisi, e indicazioni per il ripristino delle infrastrutture IT. Il BCP mira direttamente a minimizzare i tempi di inattività, ma anche a proteggere i dipendenti, i clienti e le risorse aziendali. Ridurre (o azzerare) l’inattività IT grazie al piano di continuità operativa Il piano di continuità operativa riserva ai sistemi e alle infrastrutture IT un ruolo di primissimo piano. D’altro canto, la continuità del business dipende in larga parte dalla resilienza dei sistemi IT rispetto a tutti gli eventi malevoli che possono accadere. Anche sotto questo profilo, l’approccio corretto è sistemico: l’azienda deve porre in essere diversi accorgimenti che, in modo sinergico, riescano a prevenire l’interruzione delle attività o a mitigarne le conseguenze. A tal fine, abbiamo identificato 4 fattori determinanti. 1. Soluzioni di backup e di disaster recovery Dal punto di vista informatico, backup e disaster recovery sono i pilastri della continuità del business e devono operare in modo complementare. Il backup protegge i dati da attacchi esterni, guasti e cancellazioni accidentali; le soluzioni di disaster recovery garantiscono il ripristino dei sistemi nel rispetto del tempi definiti dall’azienda (Recovery Time Objective, o RTO). Per i processi critici, si possono implementare soluzioni di disaster recovery senza interruzione. 2. La resilienza del cloud Le aziende intraprendono la migrazione al cloud per la modernizzazione infrastrutturale e applicativa, per sfruttare la sua scalabilità, per accedere a tecnologie innovative come l’Edge AI e ottenere così un vantaggio competitivo. Ma i provider cloud investono massicciamente in competenze e infrastrutture finalizzate a garantire livelli di servizio con uptime elevatissimi (prossimi al 100%). In tal senso, adottare il cloud è un passo avanti in chiave di resilienza, a patto che l’azienda si doti di soluzioni di connettività ridondata. 3. Soluzioni di difesa cyber Le minacce cyber aumentano di giorno in giorno, diventano sempre più sofisticate e difficili da prevenire. Il passaggio a un hybrid workplace non aiuta, perché tende ad ampliare esponenzialmente la superficie d’attacco rispetto al tradizionale perimetro chiuso. L’azienda, direttamente o tramite servizi gestiti, deve governare su base quotidiana la sicurezza della propria infrastruttura, dei device e dei sistemi, possibilmente adottando un approccio moderno come Zero-Trust. 4. Dispositivi resilienti e gestiti al meglio Nell’era del lavoro agile, i dispositivi utilizzati sono letteralmente moltiplicati. Una volta c’era il desktop da scrivania, ora (anche) smartphone, tablet, workstation e pc. L’IT aziendale è sotto pressione perché deve garantire l’operatività di ognuno di loro, farsi carico di eventuali problematiche e guasti, e anche aggiornarli e proteggerli da minacce interne ed esterne. Sotto questo profilo, è fondamentale affidarsi a dispositivi resilienti e pensati per garantire prestazioni nel tempo, meglio se gestiti da un partner che si faccia carico non solo di manutenzioni e sostituzioni, ma anche del monitoraggio e della sicurezza. Fonti consultate: Value of Reliability report, ABB
I 3 punti chiave dell’articolo: Perché le tecnologie green fanno la differenza anche a livello di ROI Come integrare le tecnologie green in una strategia organizzativa complessiva 7 tecnologie green di cui dotarsi e perché Tecnologie green, fondamentali per fare impresa oggi Sfruttare le tecnologie green per orientare il business verso il successo: oggi non solo è possibile, ma è anche strategicamente necessario. In uno scenario sempre più attento ai risvolti sostenibili dell’operatività aziendale, dato anche il cruciale peso delle policy ESG agli occhi del mercato e degli stakeholder, la scelta di avvalersi di un ecosistema ICT in perfetta linea con le esigenze dell’ambiente può essere fonte di grande valore. La difficoltà, tuttavia, risiede non tanto nell’adesione a questa opzione, quanto nelle sue modalità di applicazione. Valutare e intercettare le tecnologie green che possono fare allo specifico caso aziendale, rivelandosi adeguate a risolvere criticità generando al contempo benefici, può non essere semplice: in questo caso può essere importante far ricorso al supporto di un consulente ad hoc, in grado di mettere a frutto il proprio know how per stabilire quali soluzioni si adattino meglio al contesto e possano rivelarsi più fruttuose. Quali che siano le declinazioni, la decisione di modellare il proprio patrimonio IT nella direzione di una maggior sostenibilità è già di per sé segno di profonda lungimiranza del management: qualunque strategia future-proof, infatti, è ormai fondata su ragionamenti in questo ambito. I principi base di una strategia green Prima di analizzare alcuni esempi di tecnologie green che possono andare incontro alle esigenze del business, migliorandone lo stato di salute, è utile mettere in luce i principi strategici che possono guidarne l’adozione. Dietro ogni scelta tecnologica, infatti, deve risiedere una valutazione di più ampio respiro, in grado di determinare gli orientamenti dell’organizzazione nel suo complesso. 1. Presta attenzione allo spazio di lavoro I lavoratori desiderano e si attendono che la loro azienda sia impegnata sul fronte ambientale: dare quindi segni concreti di interesse su questo fronte è cruciale. Alla base possono esserci i programmi di riciclo degli scarti e dei materiali, ma le aspettative vanno anche oltre e si estendono a tutti gli ambiti dell’operatività aziendale: dalla ricerca di prodotti che consumino meno energia alla scelta di soluzioni hardware con alti tassi di riparabilità e provenienti da fornitori a loro volta impegnati sul fronte ambientale. 2. Punta su un’infrastruttura IT green Creare un’infrastruttura IT sostenibile è un’ambizione sempre più diffusa fra le aziende, le quali pongono il loro focus, a questo scopo, su soluzioni tecnologiche end-to-end in grado di mettere al primo posto l’efficienza energetica e dei materiali. L’essenziale è avvalersi di pratiche di sostenibilità anche lungo tutto il ciclo di vita della tecnologia, senza trascurare l’importanza che può assumere la migrazione al cloud o l’adesione a servizi di compensazione delle emissioni di CO2. 3. Agisci in logica as-a-service Per evitare ridondanze produttive e di processo, nonché inefficienze e sprechi di risorse, una strategia che può fare la differenza consiste nell’adottare tecnologie con logica as-a-service. Questi modelli d’acquisto garantiscono infatti il giusto dimensionamento della tecnologia a servizio dell’azienda, costantemente in linea con le esigenze del momento. Ciò consente anche di evitare l’accumulo di scorte in eccesso o l’esposizione a rischi di sicurezza associati a dispositivi obsoleti. Le soluzioni as-a-service, inoltre, facilitano il turnover della tecnologia, soprattutto in senso circolare, e permettono di assegnare sempre ai dipendenti i modelli più recenti, efficienti e sostenibili. 8 approcci e tecnologie green che possono fare la differenza Ecco quindi, in linea con questi principi strategici, 7 tecnologie green e approcci sostenibili innovativi che possono rivelarsi cruciali per potenziare il business. 1. Edge Computing per ridurre il carico dei Data Center L’Edge Computing è una strategia di elaborazione dati decentralizzata, che sposta parte delle operazioni di calcolo vicino al luogo in cui i dati stessi vengono generati. Questo riduce significativamente la necessità di trasmissione di enormi quantità di dati ai tradizionali data center centralizzati, minimizzando i consumi energetici e migliorando le prestazioni. Implementare un’infrastruttura edge computing richiede l’installazione di server e dispositivi di elaborazione distribuiti in prossimità delle sorgenti, con una gestione coordinata per garantire l’efficienza complessiva del sistema. 2. Sistemi di raffreddamento innovativi per Data Center L’adozione di sistemi di raffreddamento all’avanguardia implica l’implementazione di tecnologie come il raffreddamento a liquido e l’uso di fluidi refrigeranti ecologici. Questi sistemi richiedono la progettazione di un’infrastruttura che consenta il flusso efficiente di questi liquidi attraverso l’hardware dei server. Inoltre, è essenziale integrare sistemi di monitoraggio avanzati per garantire la stabilità termica e l’efficienza di raffreddamento. 3. Blockchain per la sostenibilità della catena di approvvigionamento La blockchain, basata su una struttura di registro distribuito, fornisce una soluzione chiave per il buon governo della catena di approvvigionamento. Nella pratica, ciò significa l’implementazione di contratti intelligenti che automatizzano e registrano le transazioni lungo l’intera catena di fornitura. Questa tecnologia non solo garantisce la tracciabilità e l’autenticità delle materie prime, ma permette anche la quantificazione delle emissioni di carbonio associate a ciascun passo della produzione. 4. Intelligenza artificiale per l’ottimizzazione energetica L’intelligenza artificiale applicata all’ottimizzazione energetica richiede la creazione di modelli predittivi avanzati basati sull’analisi di grandi dataset. L’utilizzo di algoritmi di machine learning può prevedere i picchi di consumo energetico e regolare dinamicamente la distribuzione dell’energia. Questo processo richiede l’integrazione di sensori e dispositivi intelligenti per monitorare e fornire dati in tempo reale. 5. Cloud Computing e migrazione La scelta di un fornitore di servizi cloud sostenibile può comprare anche la selezione di infrastrutture alimentate da fonti rinnovabili. Questo richiede una valutazione dettagliata delle politiche di sostenibilità del fornitore e un controllo puntuale delle fonti energetiche utilizzate. L’ottimizzazione delle risorse cloud implica poi la progettazione di un’architettura scalabile, con l’implementazione di servizi serverless quando possibile, per massimizzare l’efficienza operativa e minimizzare i costi. 6. Architetture serverless per ottimizzare l’uso delle risorse Le architetture serverless sono parte di un approccio di progettazione software per cui i developer creano e gestiscono applicazioni senza governare l’architettura sottostante. In questo modello, le unità di lavoro, chiamate “funzioni”, vengono eseguite in risposta a eventi specifici o richieste, senza la necessità di mantenere server dedicati in modo continuo. Le risorse vengono allocate dinamicamente solo durante l’esecuzione di una funzione, e l’utente paga solo per il tempo effettivo di elaborazione. Questo approccio si rivela particolarmente vantaggioso sia dal punto di vista ambientale che finanziario: da un lato elimina la necessità di mantenere server attivi costantemente, riducendo così i consumi energetici e l’impronta di carbonio associata all’infrastruttura; dall’altro, consente un risparmio significativo eliminando i costi fissi associati all’hardware inutilizzato. 7. I Digital Twin per l’efficienza operativa I Digital Twin o gemelli digitali emergono come alleato essenziale nel bilanciamento tra la riduzione dell’impatto ambientale delle operazioni aziendali e il mantenimento della solidità finanziaria. Grazie alla creazione di repliche virtuali precise di processi e sistemi fisici, i Digital Twin non solo limitano gli sprechi ottimizzando l’uso delle risorse, ma facilitano anche il monitoraggio costante e la manutenzione predittiva, traducendosi in una diminuzione dei consumi energetici, della produzione di rifiuti e delle emissioni associate.
I 3 punti chiave dell’articolo: Perché combinare AI e Digital Twin Quali sono i benefici di questa convergenza tecnologica Come AI e Digital Twin potenziano l’efficienza a 360°: gli esempi AI e Digital Twin, alleati ideali Combinata con l’AI (Intelligenza Artificiale), la tecnologia dei Digital Twin sta rivoluzionando i processi a favore di una maggiore efficienza operativa. Il vantaggio di queste tecnologie, in grado di costruire repliche virtuali e dinamiche di asset fisici, si applica a diversi aspetti dei processi. Dagli strumenti di progettazione e simulazione che accelerano il time-to-market di nuovi prodotti, alla gestione dell’inventario, fino al monitoraggio dei consumi energetici, l’adozione crescente di AI e Digital Twin in diversi comparti sta aiutando le aziende a ottimizzare i processi, a favore di una riduzione dei costi e dell’impatto ambientale delle operazioni. Se la scelta delle soluzioni più adatte al contesto e agli obiettivi aziendali è cruciale, altrettanto indispensabile è comprendere che non si tratta di tecnologie che possono essere ignorate. Conoscerle, comprenderle e saperle sfruttare è diventato indispensabile per restare competitivi in uno scenario in continuo cambiamento. AI e Digital Twin, perché serve combinarli Un Digital Twin o gemello digitale è la rappresentazione virtuale di un oggetto o sistema che è collegata allo stesso durante tutto il suo ciclo di vita: può essere un’auto o un macchinario industriale; un aereo o un’infrastruttura IT; un processo o un prodotto. Utilizzando programmi di simulazione, apprendimento automatico e ragionamento, il Digital Twin fornisce informazioni utili sull'oggetto e crea modelli predittivi sulle sue prestazioni future e sulle sue reazioni in determinate condizioni. La tecnologia del Digital Twin viene sempre più combinata con l'AI per creare sistemi e processi aziendali più sofisticati e intelligenti, automatizzando analisi, previsioni e raccomandazioni. Ad esempio, le aziende possono utilizzare queste tecnologie per simulare nell’ambiente virtuale le prestazioni di un prodotto (ancor prima di realizzarlo) o valutare diversi aggiornamenti in via preventiva. La possibilità di svolgere questi test nel mondo virtuale consente di accelerare il processo di innovazione e ridurne i costi. Inoltre, data la possibilità di ricreare repliche virtuali di interi impianti e magazzini, soluzioni di AI e Digital Twin consentono anche di rivedere il layout degli ambienti a favore di una maggiore efficienza, flessibilità e sicurezza. Altro importante beneficio del connubio AI e Digital Twin è quello di abilitare analisi sempre più precise sui bisogni futuri, cruciali per diverse aree del business tra cui: manutenzione predittiva, grazie al monitoraggio delle condizioni di un asset fisico e all’integrazione con lo storico delle sue prestazioni e malfunzionamenti. Ciò consente di organizzare gli interventi secondo i bisogni effettivi (tagliando le spese) e, al tempo stesso, di evitare di intervenire quando ormai si è verificato un guasto; analisi della domanda, che permette di gestire i processi di acquisto, di stock dell’inventario e di produzione in modo più flessibile. AI e Digital Twin al servizio della Customer Experience AI e Digital Twin risultano essenziali quando si punta a migliorare sia l’offerta ai clienti che l’esperienza di acquisto. Infatti, sono già diversi i settori che impiegano queste tecnologie per rispondere alla crescente richiesta di personalizzazione da parte dei consumatori. Dall’automotive al retail, fino alla medicina: grazie a queste tecnologie è infatti possibile progettare i prodotti in base alle richieste e alle necessità dei clienti. Attraverso la possibilità di far visionare una replica esatta ancor prima che venga realizzato il prodotto, e di valutare come questo si possa adattare al consumatore, le aziende possono essere sicure di offrire un prodotto che risponde alle specifiche del singolo utente. Grazie all’integrazione di queste soluzioni con altre tecnologie come il metaverso, realtà virtuale e aumentata, è inoltre possibile offrire esperienze sempre più immersive e coinvolgenti. Processi decisionali più efficienti grazie ad AI e Digital Twin Le aziende possono infine combinare AI e Digital Twin anche per efficientare i processi decisionali interni, creando sistemi autonomi capaci di reperire le informazioni pertinenti e dare al management la possibilità di prendere decisioni consapevoli. In questo caso è l'Intelligenza Artificiale il motore trainante, fornendo una capacità analitica avanzata in grado di elaborare grandi quantità di dati in tempo reale: attraverso algoritmi complessi di machine learning e deep learning, l'AI è capace di identificare pattern, correlazioni e anomalie nei dati, offrendo un quadro analitico più approfondito rispetto alle metodologie tradizionali. Appare chiaro, dunque, come l'analisi avanzata, la capacità predittiva e l'ottimizzazione continua offerte da questa convergenza tecnologica forniscano un vantaggio competitivo distintivo alle aziende che abbracciano questa visione innovativa. La trasformazione digitale è un percorso inevitabile, e l'integrazione sinergica di AI e Digital Twin è la chiave per guidare le aziende verso un futuro di decisioni tempestive, informate e sostenibili.