Infrastruttura IT del futuro: i trend secondo i Top Manager Lenovo
I 4 punti chiave dell’articolo:
- Cosa sta cambiando nell’infrastruttura IT in azienda
- Cosa ci dicono i dati di mercato sul tema
- Dal cloud ai singoli device, quali sono le novità
- Il problema Competenze Digitali e come risolverlo
Infrastruttura IT, come sta cambiando
Non c’è una regola unica per mettere a punto la migliore infrastruttura IT perché, se è vero che nessuna azienda vuole rinunciare a flessibilità e sicurezza, a ognuna spetta poi fare le sue scelte per mettere a punto quel mix di hardware, software, reti e servizi necessari per raggiungere i propri obiettivi.
Tuttavia, alcune dinamiche sono universali, come il desiderio di essere competitivi, valorizzare i dati che si generano in tutta l’organizzazione, prevenire gli attacchi hacker e tornare operativi. Follow the money è una buona regola anche per capire come sarà l’infrastruttura IT del futuro, in particolare sul fronte italiano.
I dati di Anitec-Assinform divulgati lo scorso luglio indicavano che l’aumento più rilevante in termini di crescita del mercato digitale nel 2022 aveva riguardato i servizi ICT - e in particolare cloud computing e cybersecurity - mentre il mercato dei dispositivi e sistemi aveva registrato una contrazione. In altri termini, le componenti tecnologiche più mature frenavano e crescevano i digital enabler e transformer, con una previsione di incremento medio annuo del 12,8% tra il 2022 e il 2026.
Infrastruttura IT, perché andare oltre i singoli device
Intervistato sul tema in casa Lenovo, Emanuele Baldi, Executive Director Italy, conferma che il cambiamento di traiettoria dai device a infrastruttura e servizi c’è e lo rimarcano gli stessi dati del gigante tecnologico che, con il suo portfolio di prodotti, aiuta le aziende ad accelerare le potenzialità dell’infrastruttura IT. Secondo Baldi, infatti, i cambiamenti sono evidenti non solo nell'acquisto ridotto di pc, ma anche nella diffusione di maggiori competenze in ambito infrastrutturale e dei servizi - settori cresciuti considerevolmente, con un aumento del 40% rispetto agli anni precedenti.
Guardando al prossimo futuro, difficile pensare a inversioni di tendenza: colmato il gap con altri paesi, fattore che ha trainato “un incremento sostanziale della domanda di device in Italia con la pandemia”, le aziende continueranno a impegnarsi in percorsi di digitalizzazione più vasti e strutturati, che metteranno al centro la modernizzazione applicativa ma anche la valorizzazione di tutti quei portali innovativi connessi a peculiari ambienti di sviluppo e piattaforme di Artificial Intelligence -anche in ottica di automazione.
Infrastruttura IT e il ruolo del cloud
In quest’ottica, anche i dati sul mercato cloud forniti dall’Osservatorio Cloud Transformation del PoliMi rispecchiano un’attitudine più matura: i dati più aggiornati testimoniano la crescita dei servizi infrastrutturali (+22% sul 2022, a quota 1,511 miliardi di euro) e PaaS (+27, 686 milioni di euro).
Se, a valle, le aziende continuano un processo di trasformazione, a monte l’industria traina e sua volta si muove per cogliere le opportunità che portano a un’evoluzione del suo stesso business. Come riporta Alessandro De Bartolo, Country General Manager ISG Italy di Lenovo sul tema: “siamo orientati a sfruttare tutte le opportunità di mercato nell’ambito infrastrutturale in cui la dinamica continua a essere positiva. Questo si basa principalmente sulla capacità di adattare il business dei principali fornitori di servizi cloud pubblici alle infrastrutture di PMI e aziende enterprise. Ma non solo: un altro fattore chiave sta anche nella fornitura di servizi che circondano l'infrastruttura e nell’attenzione dedicata ad ambiti come l'IoT, l'edge computing e l'intelligenza artificiale”.
Infrastruttura IT: il nodo competenze
A grandi margini di cambiamento corrisponde però altrettanta complessità da governare, un tema che a livello operativo incide non solo in termini di adozione di giuste soluzioni per non ingessare l’operatività ma anche di competenze da valorizzare. Competenze che spesso non ci sono, almeno non del tutto.
Come riporta Anitec-Assinform, nell’arco di tempo che va da gennaio 2019 a febbraio 2023, la domanda di professionisti ICT è passata da 25 mila a 54 mila unità in Italia, anche per motivi contigenti. Il sistema formativo può fare di più ma anche le aziende possono fare la propria parte, semplificando la tecnologia.
E lo conferma De Bartolo, sottolineando che la partita si gioca tutta sulle competenze: “grazie a un’indagine congiunta con Economist Impact, abbiamo stilato l’Intelligence Transformation Index che mette in evidenza il problema delle competenze specialmente nelle PMI. Per questo è essenziale semplificare le soluzioni tecnologiche offerte sul mercato, continuare a investire in servizi e fornire l’infrastruttura IT in modalità pay per use, in modo da delegare tutte le incombenze di gestione operativa.”
Con l’adozione dell’approccio XaaS o Everything-as-a-Service, poi, le imprese si ritrovano a navigare in un mare più complesso, in cui non solo ci sono più scelte, ostacoli e opportunità, ma soprattutto un nuovo modo di vedere l’IT. Si tratta di un paradigma che fornisce flessibilità e adattabilità, non solo semplificando le attività di gestione ordinaria, ma anche aprendo le porte a una visione lungimirante che punta a ottimizzare le risorse IT e accelerare l’innovazione in azienda.
Fonti consultate:
- Anitec-Assinform, rapporto “Il digitale in Italia 2023”
- Osservatorio Cloud Trasformation
- Anitec-Assinform, “il ruolo dei professionisti ICT”