I 4 punti chiave dell’articolo:
I Green Data Center rappresentano un tassello cruciale del percorso di avvicinamento delle imprese al mondo della sostenibilità. Questa espressione va oltre il tradizionale concetto di centro dati e attribuisce all’infrastruttura di archiviazione e gestione dei big data un valore in più: la capacità di ridurre al minimo il proprio impatto sull’ambiente, grazie a specifiche progettuali che possono andare dalle modalità di utilizzo di energia al consumo di acqua sino, ad esempio, alla scelta dei materiali costruttivi.
Ma che cosa sono nel concreto i Green Data Center e qual è il loro contributo alla riduzione della Carbon Footprint aziendale? Per rispondere a questi quesiti è utile inquadrare innanzitutto il contesto, affidandoci ai numeri che descrivono il crescente ruolo dei data center nel quadro della Digital Transformation delle imprese.
Come riporta Datacentermap, nel mondo ci sono oggi 5065 Data Center dislocati in oltre 130 Paesi, di cui 97 in Italia. In questo scenario, l’Osservatorio Data Center del Politecnico di Milano puntualizza che, entro il 2025, gli impianti tricolore passeranno a 204 unità, più del doppio di quelli attualmente presenti.
Al pari del Green Computing, del risvolto verde di queste strutture si parla con una certa enfasi, in particolare, dal periodo pandemico: un momento nel quale, complici la proliferazione dei dati e la diffusione del lavoro a distanza, è aumentata la necessità di Data Center sempre più sostenibili e allineati alle policy ESG delle imprese. In una parola, Green Data Center.
L’esigenza di ottimizzare i Data Center in termini di impatto ambientale e consumo energetico lungo tutto il loro ciclo di vita ha quindi dato vita a sperimentazioni e best practise dedicate. Dalla progettazione al funzionamento operativo, quel che ne è risultato - in un percorso di sviluppo che ancora prosegue - è la definizione di un modello di Data Center innovativo, il cui valore aggiunto risiede in una serie di caratteristiche apparentemente invisibili.
Parliamo del Green Data Center, ovvero di un’infrastruttura che da carbon positive può arrivare a essere carbon neutral o addirittura carbon negative. Ma come si realizza questa trasformazione? Le caratteristiche “invisibili” su cui si può agire, contribuendo conseguentemente alla riduzione delle emissioni di CO2 aziendali, si estendono su vari livelli. Vediamone alcuni.
Un Green Data Center è frutto di una vision che pone attenzione a tutto il ciclo di vita dell’infrastruttura, dal disegno dei sistemi fino al suo smaltimento: una vision di stampo circolare, che valuta e concretizza anche eventuali possibilità di riciclo e recupero.
È importante innanzitutto riconsiderare il destino del vecchio hardware, per ridurre sprechi e consumi. In questo senso è ideale affidarsi a partner in grado di garantire lo smaltimento dei sistemi non più utilizzati, affrontando così anche il problema della fine del loro ciclo di vita.
La strategia che porta a un Green Data Center inizia già nella fase di produzione dei sistemi self storage, sviluppando processi di assemblaggio, preinstallazione e consegna appositamente studiati per limitare gli imballaggi.
In fase di produzione, poi, è possibile estendere ai Data Center processi ad alta sostenibilità tipici di altri comparti: un esempio fra i più innovativi - che proviene dal mondo pc - prevede la saldatura a bassa temperatura dei componenti, metodologia che consente di tagliare fino al 35% delle emissioni.
Raffreddare un Data Center è fondamentale: a questo scopo, le tecniche più recenti operano su fattori esterni come il miglioramento della dissipazione del calore o su caratteristiche interne come la progettazione del flusso d'aria. Particolarmente gettonate sono, ad esempio, le tecniche come il freecooling o il free chilling, le quali si sono dimostrate estremamente più efficienti rispetto ai metodi di climatizzazione consueti.
Fra i più innovativi emerge, poi, un approccio nato per il mondo dei supercalcolatori, dove il problema diventa critico. Il focus in questo caso viene posto sul passaggio dal raffreddamento ad aria al raffreddamento a liquido delle infrastrutture tecnologiche, soluzione che permette di evitare sprechi energetici e un maggior impatti sull’ecosistema.
La progettazione dei Green Data Center è sempre più condizionata da esigenze di risparmio idrico ed energetico, con un’attenzione particolare all’uso di energie rinnovabili: non a caso ogni elemento, dallo stoccaggio dell’energia ai pannelli solari, è proiettato alla riduzione dei consumi. L’utilizzo dell'energia all'interno di ciascun server e di ciascun rack è quindi attentamente studiato.
Dato tutto questo, resta un punto fondamentale da considerare per garantire l’efficienza ambientale ed energetica del Green Data Center. Senza una conoscenza approfondita delle prestazioni dell’infrastruttura, le aziende non sono in grado di limitare la CO2 prodotta o di ridurre il volume di acqua necessaria: è quindi cruciale disporre di criteri di misurazione trasparenti.
Per agire nella piena scia di una strategia sostenibile è quindi importante affidarsi a un partner in grado di garantire tale capacità di misurazione, ma anche di offrire la possibilità di compensare l’impatto ambientale del proprio sistema per tutto il ciclo di vita, aderendo a iniziative condotte con soggetti certificati.
Fonti consultate: